Intervista a Danger.
Ci sono incontri che a volte nascono inaspettati e forse proprio per questo hanno un valore speciale. In occasione del nostro "break the contest", uno dei riconoscimenti per il primo classificato era una breve intervista in cui avrebbe dovuto raccontare come aveva acquisito le competenze nel mondo del breaking che gli hanno permesso di vincere il contest. Con nostro piacere abbiamo scoperto che uno dei partecipanti, risultato poi vincitore del contest, è stato il campione italiano U16 nonchè vincitore di diverse competizioni nazionali e internazionali di breaking, Davide Inserra da tutto conosciuto come Danger.
Abbiamo pertanto colto al volo questa opportunità. Ecco la nostra intervista ad una delle promesse più significative del breaking italiano.
Ciao Danger, prima di tutto grazie per il tempo. Vorremmo iniziare col chiederti com’è nato il tuo nome da bboy e cosa rappresenta?
Fin da piccolo ho manifestato uno stile vivace e dinamico, caratterizzato da salti e acrobazie. Spesso, chi mi vedeva compiere queste prodezze reagiva con un sussulto di paura, temendo che potessi farmi male. Scherzosamente, in dialetto, dicevano " E' pericoloso stu picciliddu" E' pericoloso il piccolino (NDR).
Dopo circa un anno di breaking, durante una passeggiata nel centro storico della mia città, mi imbattei in venditori di gadget tra la folla, uno dei quali proiettava un laser a distanza. Intrigato, mi avvicinai al venditore che dimostrò la potenza del laser bruciando un pezzo di carta. Notai la scritta "Danger" attaccata al laser e collegai quella forza alla percezione che gli altri avevano di me. Da quel momento, "Danger" divenne il mio soprannome, rappresentando la forza imprevedibile e pericolosa del laser nel suo incendiare il pezzo di carta, simboleggiando così il potenziale pericolo che potevo rappresentare per chiunque si trovasse davanti a me.
Come è nata la tua passione per il breaking e da quanto tempo balli?
Ormai qualche anno fa mi iscrissi a un'accademia dove partecipavo a corsi di recitazione e canto. Durante le pause, nel piazzale, mi divertivo con salti e skateboard. L'insegnante di hip-hop mi incoraggiò a provare una lezione di breaking. Nonostante fosse solo aprile e durasse un mese, quella esperienza mi entusiasmò. Nel settembre successivo, con l'inizio del nuovo anno accademico, venne creato un corso di breaking e decisi di dedicarmi completamente a questa disciplina. Fu amore a prima vista e mi dissi: continuerò solo a fare breaking, questo e' ciò che voglio fare nella vita.
Chi o cosa ti ha ispirato di più nel mondo del breaking?
All'inizio trovavo divertenti i salti, le acrobazie e le evoluzioni, che sembravano familiari e affini al mio stile, risultando una cosa naturale per me. Successivamente, entrando a far parte del "gioco" e comprendendo appieno il significato di ciò che stavo realizzando, è stata la cultura Hip-hop a motivarmi a continuare a progredire costantemente.
Mi sono immerso in un mondo in cui mi sentivo a mio agio, apprezzando non solo il Breaking, ma anche il Rap, i Graffiti, il Djing e lo skate, che pratico nel mio tempo libero.
Ora frequenti una scuola di breaking o fai lezioni private?
Come menzionato in precedenza, ho iniziato presso un'Accademia di Musical, che includeva anche un corso di breaking tre volte a settimana. Durante la pandemia, con la chiusura delle scuole, ho sentito la forte volontà di continuare, trasformando la mia stanza da letto in uno spazio di allenamento completo con parquet, tappeto gommato, specchi e parallele per il potenziamento, incluso l'utilizzo di collegamenti online: una sorta di mini sala!
Terminata, o comunque limitata, la pandemia e non avendo più accesso ai corsi di breaking a causa del trasferimento dei miei maestri ho deciso di continuare ad allenarmi autonomamente. Per avere più spazio, ho avuto l'opportunità di utilizzare un box privato, anch'esso trasformato in uno spazio dedicato all'allenamento, diventando il mio attuale "covo".
Sappiamo del tuo legame con Alis e Daga, come vi siete conosciuti?
Ho conosciuto Alis a settembre del 2017 quando guidava il mio primo corso di Breaking presso l'Accademia di Musical che frequentavo. Ricordo che pochi mesi dopo, a dicembre, l'Accademia organizzò il Christmas Battle nella sala teatro, il quale rappresentò la mia prima esperienza in una "battle".
Sono riuscito a vincere il premio per il "talento" 😊.
Nell'estate successiva, ho incontrato Daga durante gli "street show" che svolgiamo annualmente nel centro storico della mia città, nella piazza Duomo di Siracusa. Nonostante fosse siracusano, viveva a Lecce per essere vicino alla sua crew, i LastAlive.
Ad oggi com’è sono i vostri rapporti, ogni quanto riuscite a vedervi e cosa fate quando siete insieme?
I nostri legami sono quelli di una vera famiglia, nonostante al momento non vivano più a Siracusa. Ci incontriamo spesso durante vari Battle in Italia o anche all'estero. Sicuramente ci vediamo durante l'estate, quando molti ragazzi fuori casa rientrano a Siracusa per le vacanze.
Nonostante la distanza, il percorso formativo continua regolarmente, con quello che il Covid ci ha lasciato e cioè con le "videochiamate" o addirittura, durante un ponte scolastico più lungo, capita di andare a trovarli.
Quanto tempo dedichi all'allenamento e come lo strutturi?
Come ti prepari ad una battle?
Come crei le tue skill?
Tengo sempre presenti le fondation che i miei maestri mi hanno insegnato. Valorizzo l'esperienza accumulata in questi anni durante le diverse Battle e i numerosi workshop con bboy nazionali e internazionali, partecipando alle varie occasioni di cypher e sharing. Inoltre, sono grato per la passione e gli insegnamenti trasmessi dagli altri ballerini che fanno parte della nostra famiglia, First Line Siracusa.
C'è un momento specifico della tua carriera nel breaking che ricordi con particolare affetto o soddisfazione?
Ho due momenti particolarmente indelebili: uno riguarda la vittoria in uno dei Battle Kids più prestigiosi al mondo, l'Outbreak. La mia soddisfazione, oltre alla vittoria personale, è stata quella di aver alzato in alto il valore della bandiera italiana. L'altro momento è legato a un'esperienza televisiva durante "Italia's Got Talent", quando ho ricevuto il Golden Buzzer da Federica Pellegrini. Quella pioggia di coriandoli dorati credo che non la scorderò mai.
Non nascondiamolo ci sono molte aspettative su di te. Senti qualche forma di pressione? E nel caso come la gestisci?
Diciamo che più che pressione, avverto una forma di responsabilità perché ho rappresentato molto. Conoscendo il livello internazionale in costante evoluzione, sono consapevole che ripetersi diventa sempre più difficile, ma proprio questo è il mio obiettivo.
Amaro è da poco rientrato da una straordinaria performance alla Red Bull BC One, portando a un gradino più alto il breaking italiano nel panorama internazionale. Più di una volta, sia lui che altri b-boy, hanno sottolineato l'importanza del concetto di "crew" nella crescita di un b-boy. Tu fai parte di qualche crew? Ritieni che questo modello possa ancora essere valido per le nuove generazioni, oppure i tempi attuali lo rendono difficile da realizzare e sarà più un percorso individuale?
Abbiamo seguito con orgoglio l'esperienza di Amaro al Red Bull BC One - World Final. Concordo sull'importanza per un b-boy di appartenere a una crew, poiché rappresenta uno dei canoni dell'hip-hop, ovvero la condivisione artistica e dei valori umani. È vero anche che non è un elemento imprescindibile, poiché tali valori si possono trovare anche senza farne parte, semplicemente entrando in contatto con persone in qualsiasi parte del mondo che condividono la stessa passione.
Personalmente, a 11 anni ho avuto l'occasione di far parte di una crew internazionale con sede a Parigi, i Flow Killerz, guidati da Paolo Aka B-boy Never. Era composta da ragazzi provenienti da diverse parti d'Europa e mi ha dato l'opportunità di competere e conoscere nuove realtà anche all'estero, misurando il mio valore non solo come singolo, ma anche come parte di una squadra. Quest'esperienza mi ha arricchito sia professionalmente che umanamente, grazie alla conoscenza e all'interazione con altri b-boy provenienti da culture e lingue diverse.
Se devo parlare della crew come "famiglia", penso a un gruppo di persone che condividono quotidianamente, oltre al breaking (Hip Hop in generale), anche altri aspetti della vita privata e personale. Penso a crew nostrane come i LastAlive, su cui posso spendere qualche parola in più poiché ho avuto l'opportunità di viverla più da vicino, essendone parte il mio maestro Daga. Vivono la stessa cultura ogni giorno, tra allenamenti, pianificazione di Battle, litigi, aiuto e supporto, organizzazione eventi, perché proprio nella crew concorrono i vari elementi dell'hip hop, che non sono solo i ballerini che partecipano alle Battle, ma anche figure fondamentali come il DJing, l'MCing e il writing.
Questa è la ragione per cui, secondo me, il concetto di crew si è un po' perso oggi, passando da un modello di condivisione dell'hip-hop (cypher, jam, eventi, dove ciò che vincevi era il "rispetto") a un modello di competizione (Battle - con premi in denaro e qualifiche varie).
Sei spesso in giro per l’europa a partecipare a battle ed eventi, cosa ti manca di più della vita da adolescente comune?
Oltre il breaking cosa ti piace fare nel tuo tempo libero?
Come riesci a bilanciare la tua vita scolastica con gli impegni legati alle competizioni e all'allenamento?
Durante la giornata cerco di organizzarmi nel miglior modo possibile per bilanciare l'attività scolastica con quella degli allenamenti. Dopo la scuola, mi dedico allo studio e successivamente mi alleno.
Qual è l’insegnamento più grande che ti ha dato il breaking fino ad oggi?
L'hip-hop mi ha regalato numerosi insegnamenti e lezioni di vita. Penso che la dimostrazione più significativa sinora ricevuta sia il "rispetto" da parte soprattutto di persone adulte che hanno riconosciuto il mio impegno e apprezzato la passione per ciò che faccio. Inoltre, ho imparato a non giudicare le persone prima di averle conosciute e soprattutto a essere leale e autentico al 100%. Infine, ma non meno importante, ho acquisito la responsabilità di essere un esempio per chi ci guarda e vorrebbe avvicinarsi a questa cultura.
Quali consigli daresti ai bambini che ti vedono come modello e desiderano iniziare a ballare breaking per poi partecipare alle battle?
Di consigli ne potrei elencare infiniti, ma visto che parliamo di condivisione, vorrei proprio condividere ciò che un grande host mi disse qualche anno fa, e cioè di puntare sempre sul "duro lavoro" e "umiltà".
Qual è la tua visione per il futuro del breaking e quali sono i tuoi obiettivi a lungo termine in questo campo?
In merito al breaking, premetto che sono soddisfatto del fatto che la disciplina sia stata considerata dal C.I.O. quale sport olimpionico, visto che per tanti anni è stata vista come una danza "sporca" e "di strada". Che ben venga se può aprire a tanti b-boy la possibilità di un benessere personale ed economico, quindi sponsor o altro che possa migliorare la propria qualità di vita.
I miei obiettivi, al momento, sono principalmente trasformare questa mia passione in una professione. Sogno di rappresentare l'Italia alle Olimpiadi, in particolare alle Olimpiadi Giovanili di Dakar del 2026. Inoltre, ambisco a ballare un giorno sul palco del Red Bull BC One World Final e a portare a casa la famosa "cintura".
Indipendentemente dalle competizioni, il mio obiettivo ultimo è lasciare un segno, un'impronta indelebile, in modo che le persone mi ricordino nel corso degli anni, proprio come la nostra leggenda Next One ha fatto in tutto il mondo e continua a fare.