Intervista a Daga. Passione, Cultura ed Evoluzione nel Breaking.

Abbiamo il privilegio di poter aprire il nostro sito dando voce ad uno dei bboys più rappresentativi di questi ultimi anni. Vincitore di due edizioni della Red Bull BCOne italia e di tante altre competizioni. Nel cerchio ha una presenza scenica come pochi, energia e musicalità sono gli elementi che lo distinguono. Diamo il benvenuto a Daniele DAGA Vergos e ringraziamo per la disponibilità.

 

 

Qual è stata la tua prima esperienza con la breakdance? 

La mia prima esperienza col Breaking è stata nel 2001 per puro caso. Un giorno accompagnai mia madre al supermercato a fare la spesa, avevo 11 anni e in questo parcheggio vidi dei ragazzi con dei cartoni e degli scooter messi a cerchio. Praticavano il Breaking, ma non sapendo cosa stessero facendo, vedendo le evoluzioni sulle mani, chi sulla testa e via dicendo, mi avvicinai attratto da queste evoluzioni e da quello che stavano facendo. Chiesi a uno dei ragazzi cosa stessero facendo e mi risposero BREAKING. Quella fu la prima volta che incontrai il breaking e da lì fu subito amore a prima vista.

Come hai scoperto questa forma di danza e cosa ti ha attratto?

Cio che mi colpì fu l'energia con cui questi ragazzi si esprimevano sul floor e di conseguenza anche la libertà di espressione, lo stile e fui subito attratto da questa forma di arte. Da piccolo avevo delle tendenze inconsce al breaking, ero un bambino piuttosto vispo, camminavo sulle mani, ero sempre per terra. Quando lo vidi dissi a mia madre: è questo quello che voglio fare nella vita e così inizio il viaggio nel breaking e nell'hip hop.

Puoi condividere un momento significativo nella tua carriera di bboy che ti ha fatto svoltare e poi portato a diventare un campione?

Il momento più significativo della mia carriera è stato quando decisi di trasferirmi a Roma nel 2008-2009. Volevo intraprendere in maniera più decisa e professionale questo percorso. All'epoca, tutta la scena italiana o perlomeno i più forti del momento, vivevano a Roma. Quindi, decisi di trasferirmi lì, anche per lavoro. Da lì poi, entrando nella scena più in profondità e conoscendo tutti, decisi di mettere tutto me stesso per ottenere il mio massimo Livello. 

Quali sono gli allenamenti e la preparazione fisica necessari per eccellere nella breakdance? Quanto conta la disciplina e il talento?

La preparazione fisica, anche ultimamente, conta tantissimo. Soprattutto per un rendimento migliore durante l'evento, durante un contest, quindi conta molto. Conta molto sfruttare il proprio talento, anche se, diciamo, sono del parere che siamo noi stessi a creare il nostro futuro. Quindi, puoi anche avere talento, ma se non hai la testa, la dedizione l'umiltà e tutti i valori che ti possono portare a ottenere i tuoi sogni, i tuoi obiettivi, conta poco il talento. Se a questi valor aggiungi il talento,  sicuramente hai una marcia in più per ottenere più rapidamente i tuoi risultati, i tuoi obiettivi.

 Puoi condividere alcuni dei tuoi metodi di allenamento preferiti?

Per quanto riguarda  l'allenamento, nello specifico, non esiste un allenamento preciso,  ma ci sono vari allenamenti a seconda del tipo di persona. Ognuno, secondo il mio punto di vista, ha un corpo diverso, una mente diversa, e quindi gli allenamenti possono variare da persona a persona. Personalmente, ne ho provati molti, e uno tra i tanti è stato quello di dedicarci più ore possibile. Spezzavo la giornata in due o tre momenti e alternavo tra allenamento fisico e allenamento mirato. Per esempio, allenavo di più la parte di footwork o la parte tecnica, dedicando magari una giornata alla parte tecnica, lavorando su freeze, power move, flip ma anche footwork stessi per pulirli al meglio. Lavoravo poi alla pulizia delle entrate in prossimità di qualche competizione importante lavorando sulle skill e magari crearne di nuove. Il mio approccio dipende dal momento che sto affrontando.

Può variare: magari lo stesso allenamento dopo cinque mesi o un anno potrebbe non essere valido. Quindi devo riformulare l'allenamento in base al fisico, all'età che avanza, e a tanti altri aspetti che possono cambiare giorno dopo giorno. Si può dire che oltre che fisico è molto più mentale. Cerco di avere un'ottima battle strategy, studiando molto gli avversari, oltre che, chiaramente, me stesso. Cerco di migliorare i miei difetti e di potenziare quelli che sono i miei pregi e, quindi, via via cerco di rendere me stesso la mia migliore versione possibile.

La breakdance è spesso associata alla cultura hip-hop. In che modo credi che la cultura hip-hop abbia influenzato la tua vita e il tuo stile di breakdance?

L'hip hop, in quanto cultura, ha influenzato tutto me stesso. Frequentavo già ambienti hip hop, grazie a mio fratello Dario che più grande di me e frequentava quegli ambienti e mi ha introdotto a questa cultura in modo dettagliato. Appassionandomi alla musica, alla cultura e a tutto ciò che ne fa parte, diciamo che mi sono appassionato a 360 gradi. Chiaramente, ha influenzato tantissimo il mio modo di esprimere il mio breaking. Mi sono ispirato molto alla cultura hip hop, specialmente quella americana, e questo si è riflesso anche nel mio stile di danza, che è energico, espressivo, musicale e dinamico. Cerco di ballare il più possibile, perché per me, il breaking è un modo di esprimermi attraverso la musica. Essendo una danza, fondamentalmente quello che mi interessa di più è esprimermi ballando, seguendo le regole del breaking. Anche se oggi questo aspetto è meno presente, in quanto la cultura non viene seguita da tutti, o quantomeno molto meno rispetto al passato, essendo diventata più ristretta alle vecchie generazioni. Le nuove generazioni infatti sono cresciute e stanno crescendo con nuova musica, nuovi stili musicali e questo  influenzano molto il tipo di stile e approccio al breaking.

Hai partecipato e vinto competizioni importanti ed eventi di breakdance in tutto il mondo. Qual è stata la tua esperienza più memorabile in una competizione?

Tra le esperienze internazionali più importanti a cui ho partecipato, devo ricordare l'ultima più significativa secondo me, quella di New York alla finale mondiale del Red Bull BC One del 2022. Questo evento si è svolto a New York ed è stato un momento chiave e emblematico per me, rappresentando non solo me stesso, ma anche la mia Crew, il mio Paese è stato qualcosa di indescrivibile. L'ambiente, la situazione, tutto era magico. Sicuramente ce ne sono state molte altre esperienze importanti, come quella del Battle of the Year del 2014 e del 2017 ma quella del Red Bull BC One a New York nel 2022,  è stata la più memorabile.

La breakdance è una forma d'arte molto creativa anche se alcuni si limitano alle sole powermove, un nostro motto è: la break è danza non power move! Tu come sviluppi la tua creatività e come crei le tue skills?

Diciamo che la maggior parte delle skill che creo provengono da un'intuizione o dal mio freestyle, dal flow che sta emergendo in quel momento durante l'allenamento. Allora prendo uno o più di questi concetti e cerco di renderli il più originali possibile, cercando di dare un tocco personale e innovativo. Eseguire movimenti non ancora visti, personali attingendo al mio bagaglio di esperienza. Non c'è un vero e proprio metodo fisso, perché anche lì varia molto. A volte l'ispirazione scaturisce da un'idea improvvisa o addirittura da sogni, che poi ho portato alla realtà il giorno successivo o anche la stessa notte. Quindi, dipende, molte volte sfrutto il flow di un'entrata durante l'allenamento e da lì mi viene un'idea, allora costruisco sopra quella base e creo delle skills personali. È come un processo creativo che può nascere da qualsiasi fonte, persino dalle attività quotidiane.

Sappiamo che segui diversi bboys, i futuri campioni delle prossime generazioni che ti hanno preso a modello ed esempio. Quanto ti responsabilizza questa cosa e ha cambiato il tuo modo di vivere questo mondo? 

Sì, seguo dei ragazzi giovani della nuova generazione, e posso dire che sono molto talentuosi. Mi sento come se fossi un padre artistico per loro. Spero di essere anche da sorta di guida, cerci di insegnare i valori che sono stati tramandati attraverso l'hip hop, che è fondamentalmente uno stile di vita. Mi sento molto responsabile, non solo nei confronti delle generazioni che sono più giovani, ma anche verso quelle che verranno. Questo perché, se noi più grandi non svolgiamo questo ruolo, è difficile che i ragazzi possano cercare certi aspetti da soli. Quindi, mi sento responsabile di questo, come se avessi una sorta di missione, quella di passare la "torcia" - Pass the torch- . Un passaggio generazionale, come se fosse una staffetta. È giusto che io la passi a chi verrà dopo di me e devo dire che questi ragazzi stanno rispondendo bene. Stanno ottenendo un enorme successo sia a livello nazionale che all'estero. Sono molto contento di loro e gli voglio bene.

Quali consigli daresti a aspiranti bboy che vogliono eccellere in questa disciplina?

Il consiglio che posso dare è sicuramente quello di appassionarsi alla cultura hip pop a 360 gradi. Writing, DJ ci metterei anche il beatboxing e altre sfaccettature. Il consiglio è quello di appassionarsi, perchè poi è la passione quella che spinge noi stessi a fare qualcosa e dare il massimo delle nostre capacità. Nel caso del breaking, posso consigliare di metterci costanza, determinazione, perseveranza e umiltà. È importante anche essere curiosi, conoscere tutto ciò che circonda il mondo del breaking e dell'hip-hop in generale. 

Hai visto cambiato l'ambiente negli ultimi anni? 

Venendo dagli anni 2000, quindi dalla fine degli anni '90 agli inizi degli anni 2000, ho vissuto vari cambiamenti generazionali. Uno di questi cambiamenti riguarda il metodo di informazione che è completamente diverso rispetto a quello di oggi. Nel passato, non c'era Internet, non c'era accesso immediato alle informazioni, tutto doveva essere inventato e creato. C'era molta curiosità e ricerca, e le VHS (videocassette) erano uno strumento essenziale. Dovevamo mettere in pausa le videocassette per capire come eseguire una tecnica, come studiare le varie mosse e creare nuove combinazioni. Era tutto da scoprire.

Gli eventi erano un'occasione per incontrarsi e condividere. Non c'era la possibilità di vedere tutto online, quindi si conoscevano le persone realmente, ci si incontrava per strada e ci si riconosceva agli eventi. Era un'esperienza molto autentica e spontanea.

Ora, con l'avvento dei social media e di Internet, le informazioni sono molto più accessibili e veloci. Questo ha portato a un apprendimento più rapido, ma d'altro canto, si è persa quella condivisione diretta e autentica che caratterizzava l'hip-hop. Oggi molti condividono solo sulle storie di Instagram, e questa è una delle principali differenze tra il passato e il presente.

Quindi, sì, c'è stata una vera e propria differenza tra i tempi che ho vissuto e quelli di adesso. Ogni epoca ha i suoi pro e contro, e le nuove generazioni affrontano diverse sfide e opportunità rispetto al passato.

 

L'introduzione del breaking come disciplina olimpica cosa porterà di positivo?

Per quanto riguarda l'approdo del breaking alle olimpiadi anche qui per me ci sono dei pro e di contro. I pro rendono merito alla parte atletico sportiva di questa disciplina, ora lo vediamo nei grandi palchi, nelle situazioni pubbliche, in televisione, nei videoclip, nelle battle e ora persino alle Olimpiadi. È diventato una disciplina che viene insegnata anche a scuola. E' un completamento di questo aspetto. Si sono ampliate le opportunità per chi fa parte di questa cultura, offrendo la possibilità di avere riconoscimenti a livello nazionale come atleta, anche se la prospettiva sportiva può essere vista da diversi punti di vista.

Per me il Breaking è una forma artistica e stilistica di danza ma non si può negare che richieda un impegno fisico incredibile e un allenamento straordinario, quasi sovrumano. Quindi, in un certo senso, può essere considerato uno sport. Questo aspetto fa parte del gioco e ha pro e contro. C'è sempre un lato positivo e uno negativo in ogni situazione.

Personalmente, cerco sempre di vedere il lato positivo di ogni cosa.

Le opportunità che il Breaking offre ai giovani sono indubbiamente significative. Può cambiare la vita di qualcuno, offrendo opportunità di contratti, riconoscimento e persino una carriera nelle forze dell'ordine, come nel caso dell'Italia. Posso essere contro ad alcune situazioni ma per le nuove leve sono opportunità di vita. Molti pionieri della cultura stessa sono a favore dell'inclusione del Breaking alle Olimpiadi. Tuttavia, come in tutte le cose, ci sono molteplici prospettive e dibattiti su questo argomento.

A tuo avviso cosa si andrà a perdere?

Quello che verrà a perdersi è il tipo approccio alla cultura del Breaking che ora è molto soggettivo, prima era molto più di crew. Prima si trattava di allenarsi per strada, nei punti di ritrovo come i portici e c'era una maggiore condivisione. Ora, invece, si sono sviluppate scuole di danza e l'approccio è diventato più competitivo e individualista, spesso concentrato sull'egoismo piuttosto che sulla condivisione artistica. Oggi esiste una certa polarizzazione nell'approccio al Breaking. Da un lato, c'è un aumento dell'allenamento focalizzato e personalizzato, con l'uso di personal trainer per sviluppare una carriera atletica. Dal mio punto di vista l'esagerazioni in ogni cosa non vanno bene ,il rischio è quello di un eccesso di competitività e individualismo.

Trovare un equilibrio è fondamentale, come in ogni cosa.

L'avvento delle Olimpiadi forse può incrementare questa cosa dando maggior risalto alla componente sportiva piuttosto che quella culturale. Mentre alcune persone vedono l'inclusione alle Olimpiadi come un'opportunità per il riconoscimento e le opportunità lavorative, altri temono che la natura autentica e artistica del Breaking possa venire compromessa.

Puntare il dito dicendo questo è giusto o sbagliato per me non va bene, bisogna provare, magari fare errori e valutare se è una cosa positiva  e fare un bilancio.

È importante valutare con attenzione le prospettive e gli effetti di tali cambiamenti. E' vero, di cultura nelle olimpiadi c'è ben poca ma probabilmente è un processo di evoluzione naturale e, come in ogni cambiamento, ci sono pro e contro.

Ognuno poi ha la libertà di scegliere come partecipare e come vedere questa evoluzione. Il Breaking è una forma d'arte che abbraccia diversi stili e approcci e ciò che conta è trovare il proprio percorso che rispecchi la propria visione e passione per questa cultura a 360 gradi.