Breaking alle Olimpiadi di Parigi: un successo oltre lo sport.

Breaking alle Olimpiadi di Parigi: un successo oltre lo sport.

 Da poco si sono concluse le olimpiadi e abbiamo ancora negli occhi le spettacolari battle messe in scena da alcuni dei migliori bboys e bgirls del mondo ma anche dal punto di vista musicale abbiamo apprezzato le scelte delle tracce e alcune nuove interpretazioni il tutto in una location spettacolare davanti a migliaia di persone presenti e centinaia di migliaia online.

La storia racconta di mediaglie d'oro  ad Ami e  Phil Wizard, d'argento a Nicka e Dany Dann e di bronzo a 671 e Victor rispettivamente tra le bgirls e i bboys.

Un successo senza ombra di dubbio che ha visto l'Italia presente con bgirl Anti che è stata una delle 16 bgirl che hanno avuto l'opportunità di partecipare all'evento, non dobbiamo dimenticarci di Alessandrina che per pochissimo non ha potuto coronare un percorso di avvicinamento a questo evento di anni, e anche SpiderGir e tutti i bboys che si sono messi in gioco per provare a esser tra i 16.

L'Itala è stata anche presente grazie ad alcune tracce di Solo Gas Recordz suonate dai dj durante i battle, a testimoniare che il breaking italiano è presente nel panorama mondiale in tanti aspetti.

Non sappiamo se questa resterà l'unica apparizione del breaking alle olimpiadi se rimandata a Brisbane del 2032: la decisione spetterà proprio al Comitato Olimpico Australiano, quello statunitense, responsabile del programma di Los Angeles 2028, ha già deciso di non includerla. 

Sicuramente fra i tantissimi sport il breaking è uno di quelli in grado di regalare maggiori emozioni e dove la creatività e lo stile personale sono fondamentali. In pochi altri sport atleti devono mostrare il loro stile unico attraverso movimenti, transizioni e sequenze creative, che vanno oltre la semplice esecuzione tecnica. Ogni performance è una forma di espressione artistica rendendola unica.

La maggior parte degli sport si concentra su competenze tecniche e fisiche, con regole ben definite e meno spazio per l'espressione individuale. Anche se alcuni sport, come la ginnastica artistica o il pattinaggio artistico, richiedono espressione e creatività, la valutazione è fortemente legata alla precisione tecnica e alla conformità a standard predeterminati, nel breaking no!

Il breaking storicamente è una disciplina accessibile a tutti, spesso praticata in spazi urbani pubblici senza la necessità di strutture o attrezzature particolari. Alcuni sport richiedono attrezzature specifiche, campi da gioco, o ambienti particolari, che possono limitare l'accesso a chi non ha le risorse necessarie. Questo potrebbe essere una grossa opportunità per tutte quelle famiglie che vogliono farlo praticare uno sport sano, meritocratico e socializzante al proprio figlio.(QUI la nostra riflessione del perchè un genitore dovrebbe far praticare breaking al proprio figlio).

È intrinsecamente legato alla musica, in particolare ai ritmi hip-hop, funk e breakbeat. I breaker devono sincronizzare i loro movimenti con la musica, e la musicalità gioca un ruolo cruciale nel successo di una performance. Molti sport hanno origini diverse, spesso come competizioni o giochi formalizzati con regole stabilite il breaking molto di più. Il contesto culturale può variare notevolmente da sport a sport, ma pochi hanno un legame così diretto con un movimento culturale specifico.

 E poi quali atri atleti di altri sport potrebbero improvvisare una chiusura in questo modo?

E' giusto precisare e ricordare che la presenza del breaking alle Olimpiadi di Parigi è stata accompagnata da una certa dose di polemica: la World Dance Sport Federation (WDSF), l’organismo internazionale che governa la danza sportiva e riconosciuto dal Comitato Olimpico Internazionale, ha cercato per anni di inserire una disciplina di danza nei Giochi. Dopo vari tentativi infruttuosi con il ballo da sala, considerato troppo tradizionale e distante dall’immagine dinamica che le Olimpiadi volevano promuovere, la WDSF ha deciso di puntare sul breaking, una disciplina che unisce cultura giovanile e atletismo, ritenendo che avesse maggiori possibilità di essere accettata.

Tuttavia, la WDSF e le varie federazioni nazionali non avevano veri legami con le comunità autentiche di breaking, né rappresentava quel movimento culturale. Questo ha portato a un certo dissenso all'interno della comunità globale del breaking: molti b-boys e b-girls, i protagonisti di questa disciplina, si sono opposti all'operazione, mentre altri hanno visto nell'iniziativa un’opportunità per dare visibilità e riconoscimento al breaking.

Il breaking è stato introdotto per la prima volta ai Giochi Olimpici Giovanili del 2018, e successivamente incluso nel programma di Parigi 2024. Sebbene una parte significativa della comunità internazionale fosse contraria alla sua trasformazione in sport olimpico, i b-boys e le b-girls di tutto il mondo hanno dovuto adattarsi, assumendo ruoli di allenatori e organizzatori per preparare la disciplina all'evento olimpico.

Un percorso non facile per alcuni che ha visto due binari paralleli scorrere a fianco gli uni con gli atri. Un percorso che si è chiuso con questa edizione dei giochi olimpici ma resta aperta le olimpiadi giovanili di Dakar 2026 dove i nostri Danger ed Edo potranno sicuramente dire la loro.

 L'inclusione del breaking come sport olimpico ha portato un'enorme visibilità a livello internazionale. Questo riconoscimento formale eleva lo status della disciplina, rendendola accessibile a un pubblico più ampio e promuovendo l'interesse di nuove generazioni.

Essere riconosciuto come sport apre le porte a finanziamenti, sponsorizzazioni e supporto istituzionale. Questi possono tradursi in migliori infrastrutture, programmi di allenamento e risorse per gli atleti, contribuendo allo sviluppo della disciplina a lungo termine.

Il riconoscimento del breaking come sport offre nuove opportunità di carriera per i b-boys e le b-girls. Oltre a competere, possono diventare allenatori, giudici o promotori, professionalizzando la loro passione e assicurando una fonte di reddito sostenibile.

L'integrazione del breaking nel sistema sportivo implica la creazione di regole standardizzate, programmi di allenamento e competizioni ufficiali. Questo può aiutare a migliorare il livello tecnico degli atleti e a garantire equità nelle competizioni.

Tuttavia è bene sottolineare che il breaking è nato come espressione culturale all'interno del movimento hip hop, con radici profondamente legate alla creatività, all'improvvisazione e alla ribellione. Considerarlo uno sport potrebbe standardizzarlo, riducendo la sua capacità di esprimere individualità e messaggi culturali.

Trasformare il breaking in uno sport può portare a una commercializzazione eccessiva, dove l'accento viene posto più sul profitto e sullo spettacolo che sulla genuina espressione artistica. Questo potrebbe alienare la comunità che ha dato origine al breaking, spostando l'attenzione dai valori fondamentali della disciplina.

Come in molti sport, l'enfasi sulla competizione e la vittoria può generare stress e pressione sugli atleti. Questo può distorcere l'approccio al breaking, trasformandolo da una forma di espressione libera in una battaglia per il successo a tutti i costi.

Il processo di sportivizzazione potrebbe escludere le comunità originarie di breaking, che potrebbero non riconoscersi nelle nuove regole e strutture imposte. Questo rischio di alienazione potrebbe ridurre l'autenticità della disciplina e creare una frattura tra la scena competitiva e quella culturale.

Per comprendere meglio questa frattura possiamo citare il fresco esempio  dell’australiana Rachael Gunn, conosciuta come Raygun, che è diventata un meme e un caso alle Olimpiadi di Parigi dopo la sua performance. Raygun, 36 anni, ballerina di Sydney, ha rappresentato l’Australia ai World Breaking Championships e ha vinto gli Oceania Breaking Championship, guadagnandosi un posto alle Olimpiadi. La sua esibizione nel contesto olimpionico è stata lontana dagli standard delle altre bgirls risultando per alcuni goffa e controversa. Ha ottenuto zero punti e le sue mosse sono state derise. il segretario generale della WDSF Sergey Nifontov ha offerto a Gunn una forma di sostegno psicologico per superare la valanga di critiche al limite del bullismo cibernetico ricevute. Tuttavia da parte di tanti dell'ambiente l'artista  ha ricevuto sostegno, il capo dei giudici del torneo olimpico di breaking l’ha difesa, così come parte della comunità. Questo perchè a detta di molti, il breaking non è uno sport e i suoi interpreti non vanno definiti come atleti fini a se stessi, ma il  breaking è tutta una questione di originalità e di portare qualcosa di nuovo sul tavolo. Ed è esattamente quello che Raygun stava facendo. Anche alle olimpiadi portava avanti un cultura che quella di esprimere se stessi non uniformandosi come tutti alle sole powermove, portare la propria unicità anche come atleti.

Considerare il breaking uno sport comporta vantaggi significativi in termini di visibilità, risorse e opportunità, ma solleva anche importanti interrogativi sulla sua capacità di mantenere l'essenza culturale e artistica che lo ha reso unico. Il bilanciamento tra questi aspetti è cruciale per il futuro della disciplina.

Le Olimpiadi di Parigi 2024 hanno indubbiamente catapultato il breaking sotto i riflettori globali, offrendo a questa disciplina una piattaforma senza precedenti. Il fascino e l'energia di questo sport hanno catturato l'immaginazione di milioni di persone, e non c'è dubbio che molti bambini, ispirati dagli atleti visti in azione, vorranno avvicinarsi a questa pratica.

Ora, il compito cruciale è nelle mani delle scuole e delle istituzioni educative: oltre a insegnare le tecniche e i movimenti del breaking, è fondamentale trasmettere ai giovani la ricca cultura e i valori che questa disciplina incarna. Solo così sarà possibile preservare l'anima autentica del breaking, assicurando che i futuri b-boys e b-girls non siano solo atleti, ma anche portatori di una tradizione culturale che ha radici profonde e significative.

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