Intervista a Jacopo "snook" Scotti.
Il breaking italiano è sempre più protagonista, non solo con bboy che stanno riscuotendo successi e rispetto in giro per il mondo, ma anche come eventi in grado di richiamare ballerini internazionali da decine di nazioni. Il "Check the Style" è l'evento principe in Italia, uno dei migliori eventi di breaking europei. L'edizione 2024 si è da poco conclusa dimostrando quanto questo evento sia in crescita e la validità del format. Dietro ogni successo c'è sempre una persona che ha osato sognare e agire, chiamando intorno a se persone con qualità e competenze che hanno permesso al suo sogno di divenire realtà. Persone la cui storia può essere fonte di ispirazione e insegnamento. Ecco perchè abbiamo voluto intervistare l'ideatore e organizzatore di questo evento che nasce nel 2003.
E' un grandissimo piacere ospitare sulle nostre pagine Jacopo "snook" Scotti.
Per chi non ti conoscesse, puoi raccontarci come è iniziato il tuo viaggio nel mondo del breaking e come nasce il tuo nome da bboy?
Dunque, io sono Jacopo Scotti, in arte Snook. Ho iniziato a ballare nel 2001 e faccio parte della crew Prisoners, che è nata nel 1997. Il mio nome da bboy mi è stato dal famoso bboy internazionale, originario del Bronx, Facetwo, che venne all'Aquila per fare la giuria ad un evento, il primo evento cui partecipai. Rimase colpito dal mio approccio al battle e dal mio atteggiamento verso gli avversari. Interagivo con loro, li schernivo, a volte li prendevo in giro e così mi ribatezzò Snook, che in slang significa prendere in giro qualcuno. Se guardi sul dizionario forse trovi la parola "marameo".
Sul mio percorso da bboy dire di aver raggiunto ottimi risultati, ad esempio stato tra i migliori b-boy al Battle of the year e conquistare un terzo posto al Cypher in the Hood a New York nel 2016.
Per quanto riguarda Check the Style, lo organizzo dal 2003.
Come è nata l'idea di organizzare "Check the Style" e quali erano le tue aspettative iniziali?
All'epoca non c'era internet e le occasioni per incontrarsi erano poche. L'idea di organizzare "Check the Style" è nata dalla voglia di portare la scena del breaking all'Aquila. All'epoca, non c'erano molti eventi in Italia, forse due o tre, e noi volevamo creare un'opportunità per riunire b-boy e b-girl nella nostra città. Così, nel 2003, abbiamo organizzato il primo "Check the Style", una competizione crew contro crew. All'epoca il breaking era crew contro crew, non esisteva ancora uno contro uno. Le aspettative iniziali erano di creare un evento locale, ma sin dal primo anno è stato un successo, con una decina di crew partecipanti.
Come è cambiato "Check the Style" nel corso degli anni?
Il format di "Check the Style" si è dovuto adattare nel tempo, seguendo l'evoluzione del breaking a livello mondiale. Quando abbiamo iniziato, stavano nascendo eventi come il BC One, l'Hip Hop Connection, e la scena stava cambiando rapidamente. Abbiamo dovuto essere flessibili e innovativi per mantenere l'interesse e la partecipazione. Dal 1 contro 1 siamo passati al 2 contro 2 e poi crescendo siamo riusciti a reintrodurre il crew contro crew.
Quest'anno, ad esempio, abbiamo avuto 34 crew iscritte, un risultato significativo che non si vedeva da anni in Italia. Questo dimostra quanto sia cresciuto l'evento. Inoltre, abbiamo ampliato "Check the Style" includendo altre discipline dell'hip hop, come concerti, writing e djing. Abbiamo sette dj per le battle di breaking, ma ci sono anche altri cinque o sei dj che vengono a suonare, arrivando a un totale di quasi 15 dj per ogni edizione.
Quali sono le maggiori sfide che hai affrontato nell'organizzare un evento di questa portata?
È inutile negarlo, la sfida più grande è sempre stata trovare i fondi necessari. È fondamentale assicurarsi di avere i finanziamenti almeno tre mesi prima dell'evento. Senza questi fondi, organizzare un evento di questa portata diventa impossibile. Fortunatamente abbiamo partner storici che sanno come lavoriamo e ci supportano di anno in anno a cui va dato il nostro ringraziamento. Questo è un aspetto che richiede molta attenzione e impegno, ma una volta superato, tutto il resto diventa più gestibile.
Come ti sei sentito quando "Check the Style" è stato premiato come miglior evento di breaking all'Outbreak 2023?
Quando "Check the Style" è stato premiato come miglior evento di breaking all'Outbreak 2023, è stato un momento incredibile e inaspettato. L'organizzazione dell'Outbreak mi ha chiesto di avvicinarmi alla zona del dj con una scusa, facendomi credere che fosse solo un momento di staff, visto che io sono uno degli host dell'Outbreak.
Quando poi ho capito che stavano per annunciare il premio, sono stato travolto da un'emozione immensa. È stato un riconoscimento che ha confermato tutti gli sforzi e la dedizione che abbiamo messo nell'organizzare l'evento nel corso degli anni. Mi sono sentito orgoglioso e grato verso tutti coloro che hanno contribuito al successo di "Check the Style".
Un premio da condividere con tutto il mio fantastico team di organizzazione, composto da almeno 50 persone che hanno reso possibile questo riconoscimento ma soprattutto la riuscita ogni anno del nostro evento cui vanno i miei ringraziamenti.
Quali sono le emozioni più intense che hai vissuto in questi anni che porterai sempre con te?
Le emozioni più intense che ho vissuto in questi anni sono legate alla partecipazione di artisti e crew storiche al nostro evento. Vedere b-boy e b-girl di fama internazionale venire a "Check the Style" senza bisogno di lettere di invito, semplicemente perché volevano essere parte di qualcosa di speciale, è stato incredibile.
Ricordo con orgoglio come la nostra politica di non avere invitati ufficiali, a differenza di altri eventi, abbia comunque attirato grandi talenti. Questo mi ha sempre riempito di gioia e gratitudine. Significa che il nostro evento è diventato un punto di riferimento importante nella scena del breaking.
Questi momenti di riconoscimento e apprezzamento spontaneo da parte della comunità del breaking sono quelli che porterò sempre con me.
In che modo eventi come "Check the Style" influenzano la comunità del breaking in Italia?
Ritengo che eventi come "Check the Style" hanno un impatto significativo sulla comunità del breaking in Italia. Posso dire che se l'Italia nel breaking sta crescendo così tanto penso sia anche merito del nostro evento. Così come l'Olanda ha dato nomi importanti nel breaking è grazie all' IBE. Penso sia una conseguenza diretta. Se ci sono eventi che permettono alla comunità di crescere, portando le eccellenze internazionali sul territorio questo da l'opportunità di confrontarsi e quindi migliorarsi.
Questo scambio culturale e tecnico eleva il livello generale della scena italiana, stimolando crescita e miglioramento.
Inoltre, credo che siamo l'unico evento in Italia ad avere le qualifiche in tutto il mondo. Questo non solo arricchisce l'evento stesso, ma rafforza anche la connessione dell'Italia con la comunità internazionale del breaking, promuovendo un'interazione e un'inclusione che vanno oltre i confini nazionali.
"Check the Style" contribuisce a elevare la qualità e la visibilità del breaking in Italia, creando un ponte tra la scena locale e quella internazionale.
Qual è il tuo punto di vista sull'evoluzione del breaking in Italia?
L'Italia sta andando molto forte come scena di breaking. Secondo me, è una delle realtà più temute a livello internazionale. Quando gli italiani partecipano a battle sono sempre in grado di mettere in difficoltà anche i migliori. La scena italiana è cresciuta notevolmente, diventando una forza importante nel panorama mondiale, simile a quella di altri paesi emergenti come il Kazakistan. Sono super contento e super fiero di questa crescita.
Quali sono le novità che hai apprezzato maggiormente durante questa evoluzione?
Le novità che ho apprezzato maggiormente durante questa evoluzione sono molteplici. Prima di tutto essere più orientati al battle. C'è stato un aumento del focus, della concentrazione, dell'allenamento, un plus che la mia generazione non aveva. I b-boy e le b-girl italiani oggi dedicano più tempo e impegno alla preparazione tecnica e fisica. Questo ha sicuramente elevato il livello delle performance e ha reso la scena italiana ancora più competitiva.
Cosa invece è venuto a mancare durante il processo di cambiamento?
Di contro prima c'era più originalità. Non che adesso non ci siano ballerini creativi ma è più difficile trovarli. A causa di molteplici fattori, direi i social in primis, si tende a essere più uniformi. Prima nei cerchi anche se non vedevi la faccia sapevi chi stava ballando, ora questa cosa è andata a perdersi.
Quali sono i valori fondamentali che il breaking dovrebbe trasmettere alle nuove generazioni?
I valori fondamentali che il breaking dovrebbe trasmettere alle nuove generazioni includono sicuramente la condivisione, la passione per la musica e la capacità di non concentrarsi solo sul superare gli altri, ma piuttosto di crescere insieme come gruppo e aiutarsi reciprocamente. Tramandare il valore delle crew, credere nelle jam e in tutta quella parte non competitiva che fa parte della cultura hip hop. C'è la parte olimpiadi, contest ma oltre questo c'è un mondo bellissimo che bisogna coltivare.
I valori che ritengo tu trasmetti ai tuoi allievi dello Zero Gravity
Zero Gravity è nata dopo il terremoto dell'Aquila ed è l'altra parte della mia vita. Siamo stati io a mio fratello con tanti sacrifici a creare questa struttura, in un momento in cui l'Aquila era completamente distrutta. Il terremoto c'è stato nel 2009 e noi abbiamo aperto nel 2011. Potrebbe sembrare tanto ma se pensiamo che gli abitanti, me compreso, sono tornati in possesso delle loro abitazioni dopo 10 anni, fa capire la nostra voglia di creare qualcosa in tempi brevissimi.
Quegli anni sono un capitolo duro e importante della mia vita, allora prendevo il linoleum e andavo a insegnare breaking nelle tendopoli. Un percorso che durato fino a quando abbiamo aperto la nostra accademia internazionale di Danza con anche palestra e centro di fisioterapia "Zero Gravity". Un complesso molto grande dove abbiamo decine di corsi di danza. Concentrandoci solo sul breaking ad oggi abbiamo più di 100 iscritti divisi in 6 corsi. Mi piace pensare sia un faro di speranza per la città dove io cerco di insegnare e trasmettere i valori della cultura hip hop.
Qual è la tua opinione sull'inclusione del breaking nelle Olimpiadi? Temi che ci possa essere il rischio che vada a trasformarsi più in uno sport che in un'arte?
Questo è un tema che ho affrontato spesso. Mi hanno chiamato in tanti, molti volevano sapere la mia opinione su questo argomento. Da subito sono stato favorevole alle Olimpiadi, ho dichiarato apertamente e tuttora non ho alcun rimpianto su questa opinione, sono ancora pro olimpiadi.
All'inizio c'era paura, come quando i b-boy hanno iniziato a insegnare nelle palestre. Alcuni pensavano che non andasse fatto perché il breaking era una danza di strada. Oppure quando è nato il Red Bull BC One, e c'era timore per la commercializzazione del breaking. Con le Olimpiadi è successa la stessa cosa. Penso che queste reazioni siano dovute al fatto che molte persone nell'ambiente amano così tanto questa arte che, quando vedono arrivare un elemento esterno che vuole portarla in una nuova direzione, provano paura e preoccupazione. Temono che ciò che amano profondamente venga snaturato.
Il rischio che le Olimpiadi possano cambiare il breaking? L'aspetto agonistico è solo una minuscola parte del breaking mondiale, una piccolissima percentuale del breaking e dell'hip hop.
Per le nuove generazioni, spetta poi agli allenatori e agli insegnanti far capire che, oltre alle Olimpiadi, c'è un intero mondo dietro.
Ritieni che sia importante mantenere il breaking all'interno della sua comunità salvaguardando i suoi valori oppure è positivo aprirlo a un pubblico più ampio cercando di condividerlo in più modi?
Il breaking è sempre stato in grado di attrarre persone da fuori. Se non fosse stato così, non sarebbe stato così ben accolto da tutti, inclusi anche coloro che non praticano il breaking. Quindi è una cosa che attrae molto. È vero che l'hip hop, soprattutto all'inizio, era chiuso in sé stesso, ma il fatto di aprirsi di più è stato positivo.
Non penso che aprirsi di più possa portare a conseguenze negative. E se lo fa, dobbiamo essere bravi noi, come comunità, a gestire la situazione.
Aprire un po' di più porta solo opportunità, non ci sono rischi significativi se sappiamo come gestire le situazioni.
Tornando all'esempio delle olimpiadi queste possono essere una grossa opportunità per tanti ballerini. Non tanto per essere presenti alle olimpiadi, alla fine ci andranno solo 16 per categoria, ma grazie alla vetrina che il breaking avrà.
Per concludere quali sono i tuoi obiettivi per le prossime edizioni di "Check the Style" ?
"Check the Style" è ormai un evento affermato e sicuramente uno dei migliori in Europa, forse tra i primi cinque. Abbiamo ottenuto numeri simili a eventi prestigiosi come Unbreakable e World Battle dello scorso anno. Questo dimostra che siamo presi in considerazione da molti b-boy e b-girl di alto livello in tutto il mondo.
I miei obiettivi per le prossime edizioni sono sicuramente di continuare su questa strada di successo. C'è sempre spazio per migliorare e per affinare ogni aspetto dell'evento. Vorrei anche riportare una parte di live show case come facevamo nel 2017/2018, quando abbiamo realizzato degli show davvero importanti.
Insomma, c'è tanto da fare e da migliorare, ma "Check the Style" è un evento che richiede dieci mesi di preparazione e dedizione. Adesso mi prendo due mesi per riposarmi e poi ripartirò con nuove energie per continuare a rendere l'evento sempre migliore.
Grazie mille per il tempo concesso.
Grazie a voi per lo spazio e per concludere vorrei ringraziare bboy Foglia, storico bboy della scena nazionale, e mio partner in Check The Style, Zero Gravity e il settore sportivo nazionale ACSI Breaking Italia e Regione Abruzzo e Comune dell'Aquila, RedBull Italia e tutti i Partners che ci sostengono.