Intervista a Mowgly.

  

Uno dei bboy più rinomati della nazione, conosciuto non solo nell'ambito del breaking, ma anche al di fuori di esso grazie ai suoi successi a livello internazionale e nazionale, come le vittorie al Red Bull BC One Italia. È anche merito suo se il breaking ha conquistato un pubblico più ampio attraverso i mezzi di comunicazione di massa. Abbiamo l'opportunità di fare qualche domanda per conoscere meglio Cristian Bilardi, da tutti conosciuto come Mowgly  È un grande privilegio poterti ospitare sulle nostre pagine.

Prima di tutto, la nostra prima consueta domanda: come nasce il tuo nome da bboy?

Mi chiamavano Mowgli da piccolo. Tutti mi dicevano che assomigliavo a Mowgli, il personaggio della Disney, con i capelli lunghi e bassino. Così è nata l'associazione e hanno iniziato a chiamarmi così. Quando però ho iniziato a fare i battle di breaking, quando partecipavo ai contest, pensavo a nomi diversi, ho provato anche a iscrivermi come "Ter1", ma alla fine ho capito che Mowgli era il nome giusto per me, in parte perché rispecchiava un po' il mio spirito selvaggio. Mi ha dato una sorta di grinta in più, una connessione con la natura selvaggia del breaking. Mi ha aiutato a definire il mio stile e a essere riconoscibile sulla scena. Una volta capito che era il nome giusto, ho smesso di cambiarlo ad ogni Battle. Posso dire che è lui che ha scelto me.

Leggendo la tua storia personale possiamo dire che tutto nasce nel 2012 al The Notorious I.B.E., perchè quella data è così importante?

Il Notorious I.B.E. del 2012 è stata una data che ha lasciato un'impronta indelebile nella mia mente. A quel tempo, ero ancora relativamente nuovo nel mondo del breaking. Avevo appena iniziato un serio percorso di allenamento da pochissimo tempo. Da piccolo imitavo mio fratello ma non avevo un programma di allenamento.

Il mio ingresso nell'evento è stato quasi casuale. Mio fratello, vedendo il mio crescente interesse per il breaking, ha deciso di portarmi con sé, allora il Notorious I.B.E. era il centro di tutto, forse l'evento più importante. Era come se stessi aprendo una porta verso un mondo completamente nuovo.

L'esperienza che ho vissuto lì è stata trasformativa. Ho avuto l'opportunità di osservare da vicino alcuni dei migliori ballerini del mondo, ho vissuto i veri battle, i veri cypher, è stato come se avessi avuto accesso a una masterclass di breaking di livello mondiale. Da quel momento in poi, sono diventato completamente ossessionato. Non riuscivo a smettere di pensare a come migliorare le mie abilità e a praticare senza sosta.

Quel viaggio al Notorious I.B.E. è stato un momento fondamentale nella mia vita di ballerino. Ha aperto i miei occhi alla vera essenza della breaking e mi ha spinto a perseguire con ancora più determinazione il mio percorso in questo mondo affascinante e stimolante.

Hai vinto la Red Bull BCone, la Battle Of The Year Italy, hai partecipato alle qualifiche per le olimpiadi e tanti altri successi. Qual è l'emozione più grande che hai vissuto finora legata al breaking?

Tra tutte le vittorie e le emozioni che ho provato nel corso degli anni, l'emozione più grande penso sia avvenuta nel 2018 sempre durante l' I.B.E..

E' stato un momento epocale che segnò profondamente la mia esperienza di ballerino. Quell'anno sono riuscito a superare le selezioni e ad arrivare in finale. Ogni sfida superata, ogni vittoria conquistata, è stata un'emozione indescrivibile, un continuo in crescendo.

Ma il momento più intenso l'ho vissuto in finale, quando mi posizionai sul mio lato guardando l'avversario, un certo Phil Wizard. In quel momento ho sentito una calma infinita, difficile da descrivere, un benessere come se avessi già vinto. Essere in finale all' I.B.E, un evento che aveva cambiato radicalmente la mia vita, mi ha riempito di emozioni senza fine. Mentre scrutavo il mio avversario, ho avvertito un sorriso interiore, una sensazione di soddisfazione e fiducia in me stesso che mi ha pervaso completamente.

C'è un particolare poi, che, ripensandoci ancora oggi, mi trasporta a quelle sensazioni, quando prima di iniziare il battle finale girandomi verso sinistra, ho visto mio fratello. Le sue braccia incrociate e il suo sguardo mi hanno riempito di una gioia indescrivibile. Ancora oggi, ripensare a quella scena mi riempie di felicità e gratitudine. La presenza e il sostegno di mio fratello in quel momento così importante resteranno per sempre incisi nel mio cuore.

A volte, quando si parla, concedimi il termine, di "atleti", si enfatizzano i sacrifici necessari per raggiungere determinati traguardi. Forse è un termine eccessivo, ma è innegabile che per raggiungere il tuo livello ci sono delle rinunce da considerare. Quali sono le difficoltà più grandi e le rinunce che hai dovuto affrontare durante il tuo percorso personale?

Affrontare le difficoltà e fare rinunce sono parti essenziali della vita, specialmente nel mondo del breaking e per un bboy. È un percorso fatto di sacrifici, soprattutto economici. Investiamo molto tempo e denaro nei nostri allenamenti e nei viaggi per partecipare alle competizioni e farci notare a livello internazionale. 

Non dico che il percorso di un bboy debba essere quello competitivo,  può anche esser allenarsi con la propria cassa nei portici del proprio comune e godersi il momento e l'allenamento, ma se vuoi intraprendere il percorso di battle, dove vuoi portare il tuo breaking nel mondo, questo richiede un impegno costante e comporta a tante rinunce, sia economiche che personali. Viaggiare comporta spese economiche importanti.

Ringrazio infinitamente la mia famiglia per il loro sostegno, che è stata fondamentale sia emotivamente che economicamente lungo tutto il mio percorso artistico. Tuttavia, capisco che molti non hanno la mia stessa fortuna e devono affrontare le difficoltà da soli. 

Questo per dire che la vita di un bboy è piena di sacrifici, ma posso dire che ogni sacrificio, se hai la passione per quest'arte, viene ripagato completamente. Ogni momento che sei in un cypher, in un battle, vivi sensazioni e emozioni che ti portano a dire che tutte le rinunce hanno un senso. Ogni emozione e sensazione che provo durante un battle è unica e irripetibile, e queste esperienze sono la vera ricompensa per tutto il duro lavoro.

Se penso al mio percorso personale posso dire che una delle rinunce più grandi che ho dovuto fare è stata lasciare il mio percorso di breaking per entrare nel programma televisivo Amici. In quel momento stavo vivendo un periodo di grande successo nelle competizioni, vincendo molte battle e ottenendo risultati importanti, anche all'estero. 

È stata una delle decisioni più difficili della mia vita, ma l'ho fatta sapendo che avrebbe significato rinunciare a mesi di battle e risultati, in favore di un'opportunità diversa. È stata una rinuncia significativa, ma ho fatto quella scelta sapendo che apriva nuove porte e opportunità per il mio futuro. Abbracciare una strada nuova può condurci verso orizzonti inaspettati e aprire porte verso opportunità che mai avremmo immaginato.

Hai portato il breaking nelle case di molti italiani che non conoscevano questa disciplina, e diversi ragazzi hanno iniziato a ballare dopo aver visto te ad Amici. Tuttavia, ancora oggi alcuni considerano inconciliabile il mondo street con quello televisivo e forse non comprendono appieno l'importanza di ciò che hai fatto. Come hai vissuto quel periodo e cosa ti ha lasciato? Come è stata percepita la tua partecipazione all'interno dell’ambiente?

Forse, riguardando ad Amici, come hai detto tu, molte persone non hanno idea di quanto sia stato importante. Quando mi scrivono ragazzi che raccontano di aver iniziato a ballare breaking perché mi hanno visto in TV, provo una sensazione simile a vincere un battle. Perchè già il breaking viene trattato come è trattato, non dico male, ma viene banalizzato a "un ragazzo che si è allenato a far delle mosse", quando hai occasione di andare in televisione, poter parlare a milioni di persone e poter portare l'attitude, la testa, la mentalità da bboy, e riesci a far capire quello stai facendo, far capire alle persone cosa c'è dietro quelle mosse, è una opportunità rara.

Fa capire che la nostra è una forma d'arte in tutto e per tutto: questo è ciò che ho voluto dimostrare nel mio percorso ad Amici. Arrivare alla gente con questo tipo di impatto è stato un traguardo incredibile per me. Molte persone ancora non lo capiscono, pensano che sia andato a Amici per fare soldi o diventare famoso, ma in realtà non è così.

Coloro che pensano in questo modo, sono solo in minoranza, gli stessi che dicono che un "real" bboy non può andare in tv. Non capiscono che io sono andato lì con obiettivo di far conoscere e far capire a una platea più vasta cos'è il breaking. Una platea che questi fantomatici "real" bboy non potrebbero mai raggiungere. Io ho fatto questo per amore di questa arte perchè se restiamo aggrappati all'anacronistica e arcaica idea che i bboy devono restare in strada, questa meravigliosa disciplina non potrà mai crescere. Come può crescere e ampliarsi se questi "real" bboy non si aprono al mondo e non vogliono condividere con altri il loro mondo? Magari poi sono gli stessi che si lamentano del fatto che il breaking italiano è stato fermo per anni, quando sono loro i primi responsabili dell'immobilismo, grazie alla loro mentalità chiusa e autoreferenziale. 

Se non si condivide niente con gli altri, le altre persone non potranno mai cogliere ciò che stai facendo. E' una cosa così bella, perchè non usiamo tutte le possibilità che abbiamo a disposizione per farla conoscere per espanderla il più possibile? Quindi ben venga un programma televisivo. Io penso di aver fatto propaganda del breaking alle massa grazie ad Amici.

Poi ognuno ha le sue idee, le persone che mi conoscono personalmente non hanno mai cambiato idea su di me o commentato in modo negativo ciò che stavo facendo. Alcuni ignoranti, nel senso che ignoravano la mia scelta nella sua totalità, mi dicevano che mi ero perso facendo questa cosa. Io posso dire che mi sono divertito, mi ha lasciato un'esperienza molto bella e diversa, ho conosciuto un sacco di persone che sento e vedo ancora adesso, ed è stato davvero fantastico. Poi se anche solo un ragazzino ha deciso di vivere il breaking grazie a una mia serata ad amici allora posso dire di aver conquistato una vittoria.

Ora sei impegnato in battle in giro per il mondo. Puoi dirci com' è strutturata la tua settimana in termini di allenamento e come nasce il processo creativo delle tue skill?

La mia settimana di allenamento non segue un piano fisso, non mi impongo di allenarmi in determinati giorni della settimana. Decido in base alle sensazioni fisiche del momento. Se mi sento bene, mi alleno il lunedì, il martedì e il mercoledì. Se invece mi sento stanco o affaticato, valuto se allenarmi o prendere un giorno di riposo. Minimo mi alleno 4 volte a settimane e di solito mi prendo due o tre giorni di riposo a settimana, a seconda delle necessità.

Per quanto riguarda la creazione delle skill, tutto è basato sulla musica. I miei momenti di ispirazione sono guidati dalla musica che scelgo di ascoltare durante l'allenamento. Se decido di dedicarmi alla creazione di skills cambio il tipo di musica per stimolare la mia creatività. Di solito mi alleno con brani di breakbeat, ma se voglio creare qualcosa di nuovo, cerco ispirazione in generi musicali diversi, come  hip hop, jazz o house ad esempio. Ascolto una vasta gamma di generi musicali e trovo ispirazione in ognuno di essi, tranne forse nel metal più estremo.

Cambiare musica mi aiuta a entrare nello stato mentale giusto e a liberare la mia creatività. A partire da un concetto o un movimento base, mi immergo nella musica e lascio che questa mi guidi nella creazione di nuove sequenze di movimenti, sperimentando con ritmi e suoni diversi.

 

Tempo fa avevi detto che il tuo stile di ballo è condizionato dal tipo di abbigliamento che indossi, è ancora così?

Si, sono influenzato dal modo in cui mi vesto. Se guardo indietro al mio modo di vestire nel 2013, per esempio, metto le mani sugli occhi perché non riesco nemmeno a guardarmi. L'abbigliamento influisce notevolmente sulle movenze e sulle forme del corpo, in generale. Al giorno d'oggi, l'outfit è estremamente importante, sia per il movimento che per l'aspetto stilistico. Devi essere presentabile e stiloso in tutti i sensi. Personalmente, sono uno di quelli che non può indossare pantaloni di una marca con scarpe di un altra marca. So che può sembrare strano, ma sono molto attento a questo dettaglio. Credo che sia importante essere ben vestiti per farsi notare. Ultimamente, negli ultimi sette anni, ho prestato molta attenzione al mio abbigliamento.

Uno dei tuoi punti di forza è, oltre all'aspetto prettamente di danza, anche la presenza scenica, pensi sia una qualità che si possa apprendere oppure è una cosa innata?

Secondo me non è qualcosa che si allena o si impara, è una caratteristica personale che emerge naturalmente. Ogni persona ha la propria attitudine, è una cosa personale che emerge naturalmente, perché ogni bboy ha la sua che si distingue dagli altri.

La mia attitudine è molto energetica e aggressiva, ma ci sono persone con un tipo di attitudine diversa, meno energetica ma comunque forte. Penso che allenare questa caratteristica sia un errore, perché risulterebbe falso e innaturale. È importante che emerga spontaneamente, altrimenti sembrerà artificiale. È una qualità che deve nascere dentro di te e che si sviluppa vivendo appieno il mondo del breaking e dell'hip hop.

Chi vive e respira veramente queste culture ha un'attitudine completamente diversa da chi magari è solo entrato in contatto con esse superficialmente o vive il breaking solo in una scuola di ballo. La conoscenza generale dell'hip hop, dei bboy, delle jam e della musica influisce notevolmente sul modo in cui ti muovi e ti atteggi, sia in un battle che nella vita quotidiana. Questo è un concetto che non riesco a togliermi dalla testa: deve nascere spontaneamente e non puoi allenarla.

Come gestisci il bilanciamento tra allenamento, performance e vita quotidiana?

Il bilanciamento tra le performance nelle battle e la vita quotidiana è fondamentale, e io personalmente seguo le mie sensazioni anche su questo aspetto. Ad esempio, se so di avere una battle importante in programma, mi assicuro di regolare il mio sonno e la mia alimentazione per essere al meglio delle mie capacità. Tuttavia, in generale, quando non sto preparando una battle, adotto un approccio più rilassato. Non mi stresso troppo riguardo agli orari di sonno o di allenamento, perché credo che il breaking non debba essere percepito come una fonte di stress. Allo stesso modo, non pianifico ogni dettaglio della mia vita in anticipo. Non sono il tipo di persona che si dice "Devo andare a letto alle 23 perché domani devo allenarmi bene". Preferisco prendere il breaking e la vita in generale con una mentalità più rilassata. Se voglio uscire e divertirmi, lo faccio senza preoccuparmi del fatto che potrebbe influenzare il mio allenamento. Mi piace gestire le cose in modo libero e spontaneo, seguendo le mie passioni del momento, che sia ballare o magari andare a pescare.

Puoi raccontarci della tua esperienza con la nazionale?

È fondamentale ricordare, prima di fare ogni tipo di considerazione, che noi siamo artisti e non atleti. Eravamo consapevoli di entrare in un ambito in cui saremmo stati trattati come atleti, piuttosto che come artisti puri. Questo è stato il punto di partenza.

Posso dire che sia stata una grossa opportunità che avrebbe potuto essere gestita meglio e che probabilmente avrebbe potuto portare risultati diversi. Fin dall'inizio, eravamo tutti consapevoli che saremmo andati incontro a sfide significative eppure in molti, da molteplici prospettive, hanno deciso di intraprendere questo percorso.

Fin dai primi campionati e dalle prime competizioni, abbiamo compreso che la nostra realtà era molto, molto distante da quella di altre nazioni. Sebbene per tutte le nazioni il breaking è alla prima esperienza alle olimpiadi, il supporto che atleti di altre nazioni ricevevano era imparagonabile al nostro, così alcuni bboys hanno deciso di rinunciare mentre altri sono rimasti. 

Da parte nostra, quelli che sono restati, abbiamo avanzato molte proposte che nostro malgrado spesso non sono state prese in considerazione. Non chiedevamo finanziamenti esorbitanti o privilegi, ma semplicemente compensare i mancati incassi che venivano dal mettere a disposizione il nostro tempo per la nazionale, all'inizio si parlava di 14 giorni di raduno poi si sono ridotti a tre. Su quello tuttavia eravamo anche disposti a rinunciare in vista di un obiettivo più grande, sobbarcandoci noi i costi, ma la richiesta principale era dal punto di vista tecnico e logistico, per competere al meglio delle nostre capacità e dare il meglio.
Giocare alla pari con gli altri bboys, chiedevamo solo quello.

Alcune nazioni avevano a disposizione quattro o cinque allenatori, fisioterapisti, massaggiatori e attrezzature all'avanguardia, mentre noi ci siamo trovati a doverci arrangiare con risorse limitate. Kacyo posso dire che ha fatto miracoli!

Non voglio lamentarmi del trattamento ricevuto, ma è evidente che alcune scelte non ci hanno fatto trovare pronti al meglio.

È capitato di partecipare a una gara internazionale dopo un volo di 17 ore, con il battle previsto per il giorno successivo contro i ballerini delle altre nazioni che erano sul posto da 5 giorni e avevano già superato il jet lag. È evidente che, anche solo per questo aspetto, non si tratta di una situazione alla pari.

Senza dubbio però ci sono state cose positive, come i raduni, dove abbiamo potuto confrontarci e crescere grazie al supporto di Kacyo e Yaio dal punto di vista tecnico e Flavio e Antonio de Fano come preparatori atletici. Ma anche lì: perchè non potevano essere presenti durante i battle quando magari è fondamentale avere un preparatore al proprio fianco prima di una gara importante, come invece succedeva per altre nazioni.

Ciò che avremmo potuto ottenere con un sostegno al pari di altre nazioni rimane un grosso interrogativo.

Pur avendo fatto del nostro meglio con le risorse a disposizione, ci siamo trovati in una situazione in cui altre nazioni godevano di un supporto incondizionato da risultati già raggiunti, e con un programma di crescita strutturato, una condizione di privilegio rispetto a noi. 

Quali sono le tue opinioni sulla crescita e l’evoluzione della scena del breaking in Italia?

In Italia, secondo me, negli ultimi  anni c'è stato un notevole aumento di livello nel breaking. Ho avuto l'opportunità di partecipare a molte jam sia in Italia che all'estero, e posso dire che il livello generale qui è molto alto. In altre nazioni ci sono più ballerini ma pochi si distinguono veramente, mentre in Italia abbiamo magari pochi ballerini complessivi ma abbiamo in rapporto un elevato numero di ballerini molto forti. Anche se complessivamente siamo meno numerosi, abbiamo una concentrazione molto alta di talenti. Il livello, soprattutto con la new generation si è alzato tantissimo.

Tuttavia, c'è una tendenza che mi preoccupa: vedo sempre più bboy concentrarsi sull'allenamento dei round piuttosto che sulla vera essenza della danza. Negli ultimi tempi ho notato una diminuzione del freestyle e un aumento degli allenamenti specifici per i round. Da quello che vedo mi sembra di percepire che ci sia tanto allenamento ma poco ballo. Ciò porta a performance tecnicamente eccellenti ma prive di anima e di vera danza. Questa mancanza di spontaneità e di passione nel ballare mi preoccupa profondamente. 

Penso sia importante che la nuova generazione di ballerini capisca che il breaking non riguarda solo l'allenamento in sala specchio o il perfezionamento dei round, ma anche l'espressione personale, l'amicizia, la condivisione e il divertimento. Se continuiamo su questa strada, rischiamo di diventare solo atleti anziché artisti.

Bisogna ribadire il valore del freestyle e della creatività nel breaking, perché è ciò che rende veramente speciale questa cultura.

Quali sono i tuoi obiettivi a breve e medio periodo e dove ti vedi da qui a 5 anni?

Sono attualmente concentrato su alcuni obiettivi importanti, anche se un po' incasinati. Da circa un anno sto affrontando un fastidioso infortunio e ho bisogno di un intervento chirurgico per risolverlo e questo pregiudica il mio breaking. Avrei dovuto fare questa operazione a febbraio, ma l'ho rimandata di alcuni mesi, lo ammetto, perché sono testardo. Volevo partecipare al Red Bull BC One e tra poco partirò per l'Undisputed il 25 maggio. Il mio prossimo obiettivo è fare bene lì, mostrare il mio breaking.

Dopo, dovrò ripensare all'operazione. Guardando avanti, mi vedo operato e ripreso dall'intervento per affermarmi in battle internazionali. Ho stabilito questo obiettivo da un po' e farò tutto il possibile per ottenere grandi risultati all'estero e magari ricevere un invito per il Red Bull BC One che è uno dei miei sogni nel cassetto. Quindi, punterò a fare il meglio per meritarmi quel posto nei prossimi cinque anni, se tutto va come sperato.