Incontro con Pesto - Intervista al Workshop.
Era tempo che inseguivamo Pesto. È stato uno dei primissimi b-boy che abbiamo contattato per un'intervista. La stima nel suo fare breaking in modo unico, poco incline a compromessi di cosa piace, ci ha spinto più volte a chiedergli un'intervista. Tuttavia, i suoi numerosi impegni, dalle battle in giro per il mondo fino agli impegni dove mette la sua arte in contesti connessi al breaking, dalle apparizioni in clip musicali alle partecipazioni a spettacoli teatrali a giudice nelle giurie, non hanno permesso di rispondere a quelle domande che avrebbero permesso di conoscere l'uomo Stefano Beltrame e tutto il percorso fatto per arrivare a essere uno dei b-boy italiani più rappresentati e soprattutto ammirati all'estero.
Ecco allora che il progetto dell'intervista si è trasformato in un incontro. Sapendo che mette a disposizione la sua professionalità in workshop a studenti di breaking, lo abbiamo contattato per chiedergli di organizzare un pomeriggio di lezione per b-boy. Abbiamo quindi creato il contatto tra Pesto e la scuola di danza Jacko Dance di San Viittore Olona che, grazie al titolare Luca Bergantino, ha messo a disposizione la struttura proponendo questo workshop ai suoi allievi. Un workshop a posti limitati, dedicato a ragazzi motivati che avevano voglia di apprendere ciò che il pluricampione Red Bull BC One aveva da offrire in termini di esperienza e competenza.
Le attese non sono state deluse sotto nessun aspetto: Pesto ha dato importanti consigli tecnici e di approccio al breaking durante le ore di lavoro in sala, e poi ha risposto alle domande degli studenti curiosi di conoscere informazioni sulla sua storia, sul suo percorso e sul suo personale approccio a tutto ciò che il breaking rappresenta.
Si è iniziato parlando dell'importanza della musica per un ballerino e di come poter lavorare su questo aspetto: ascoltando molta musica, con il consiglio di creare delle playlist a tema per lavorare su singoli aspetti del ballo. Ma è soprattutto la ricerca di sviluppare quella identità propria che permette di distinguersi ad essere uno dei messaggi più forti che Pesto ha voluto dare agli allievi. Fare un lavoro personale su se stessi: capire cosa piace oltre al breaking e il perché. Perché solo conoscendo se stessi appieno si può rappresentare la propria essenza attraverso il ballo. Perché il breaking è arte al 100 per cento, rispondendo alla domanda su quanto sia sport e quanto sia arte il breaking, alla luce anche delle prossime Olimpiadi estive dove il breaking si presenterà a un pubblico nuovo.
Non possono non esserci domande sulla sua persona. Da dove arriva il suo nome da b-boy, legato alle sue origini liguri, e quando durante la settimana rientravo il lunedì a Milano mattina dopo il weekend passato in Liguria con dei vasetti di pesto per la settimana e andavo direttamente alle prove di uno spettacolo dove lavoravo. I colleghi, vedendo i vasetti di pesto, iniziarono a chiamarmi Pesto boy e da allora sono stato Pesto. O ancora come ha conosciuto e iniziato a fare breaking, grazie al fratello che gli comunicò la morte di Michael Jackson "E' morto uno che faceva breakdance", per poi scoprire che non faceva certo breaking ma la curiosità nacque in quel momento, fu un attimo mettersi a cercare breakdance su internet e scoprire il video di Junior. Primi tutorial, prime prove domestiche e per iniziare un percorso che gli avrebbe fatto vincere le più importanti competizioni nazionali e internazionali, portandolo ad essere uno dei b-boy più rappresentativi del breaking italiano.
Le curiosità su come si possono raggiungere questi livelli spingono gli studenti a diverse domande. Come strutturi le tue entrate, una delle prime. Per scoprire che c'è stata una svolta, che spinge a vivere anche le battle come momento di espressione artistica contestualizzata al momento. "Fino al 2019 avevo i set, dopo il COVID invece gestisco le entrate in funzione del momento. Conosco le mie skill e creo le entrate non seguendo uno schema, ma legandole alla musica che trovo, al flow, allo spazio.
Inevitabilmente, la domanda successiva è quando ha raggiunto il suo stile nel breaking. La risposta si riallaccia a un concetto che Pesto aveva espresso durante il workshop: "Il breaking sul nostro corpo è infinito". Ed è proprio questa consapevolezza che porta a rispondere "domani e se me lo chiedi domani ti risponderò ancora domani" perchè è un continuo divenire, con unico collante, anche durante la battle, di fare ciò che piace e ti esprime, non ciò che funziona magari in quel momento.
Si apre il discorso battle e Pesto esprime il concetto che la cosa fondamentale è essersi preparato a dovere, e anche se non si è liberi quanto si possa essere in un Cypher, ballare con obiettivo di rappresentarsi, il suo lavoro ancora attuale è sentirsi libero di esprimere il proprio breaking durante una battle. E "quando ti trovi qualcuno che pensi sia più forte come fai?" è la domanda di uno dei ragazzi. La risposta porta a riflettere sul modo di approcciarsi al breaking e anche alla battle: Forse non farò 10 giri su una mano, ma il mio io lo so dire e lo metto sul piatto. E forse contro un b-boy che ritengo davvero forte sono ancor più libero di esprimermi senza nessun tipo di pressione. Se perdo con il campionissimo ho perso contro il campionissimo, se vinco, beh, ho vinto contro il campionissimo.
Sappiamo che per arrivare ai vertici, oltre alle rinunce e ai sacrifici, ci sono difficoltà da superare; solo pochi riescono a oltrepassare tutto questo ed è doverosa la domanda su come le ha superate. Si scopre un percorso fatto anche di difficoltà personali che inizialmente avevano portato a mettere tutto nella danza per scoprire poi che non sono le vittorie, le successi a donare felicità o serenità. Perché la felicità è una scelta, una scelta di come vedere il mondo, di quali occhiali indossare e se guardare agli altri davanti a sé, dietro o al fianco. E anche nel breaking è così. Perché le difficoltà non arrivano dal breaking ma dalla vita e una volta che si decide di cambiare approccio e visione, la serenità arriva anche dal modo di vivere il breaking e anche, qui chiama in causa la lezione del suo primo maestro Philgood, di provare e mettersi alla prova anche se non sei al 100%. Solo così capirai dove sbagli e puoi migliorarti.
È tangibile l'equilibrio che sembra aver raggiunto Pesto, passato attraverso un percorso personale che gli ha permesso di vivere di breaking in Italia: non è facile, devi scendere a tanti compromessi, l'importante è capire in quali ambienti il mio breaking viene valorizzato.
Una delle ultime domande si rifà all'ambiente in cui vive, il mondo del breaking e più in generale della cultura hip hop, e gli viene chiesto quanto sia fondamentale abbracciare la cultura hip hop per ballare breaking e se per diventare un ballerino di alto livello sia indispensabile abbracciarla. La risposta è onesta e sincera affermando che si può ballare bene breaking senza necessariamente fare graffiti, scratchare o rappare ma dal momento che il breaking è come se fosse un organo di un individuo più complesso, bisogna conoscere questo corpo, non siamo correndo i 100 metri. Magari una gara puoi vincerla ma non sono le medaglie quelle che fanno la differenza e per cui si ha rispetto. Si fa parte di una comunità e bisogna conoscerne la storia.
La stessa storia che rischia di venire essere se non messa in discussione ma riscritta in un futuro, che può vedere il breaking più sotto aspetto atletico e competitivo e la domanda sulle olimpiadi è d'obbligo. Non è un mondo che mi appartiene, ho fatto qualche gara internazionale per le qualificazioni ma non è il mio ambiente, a volte mi sono anche sentito a disagio con altri bboy che sono focalizzati solo su quello. Eppure anche questo fa parte di una esperienza personale e lati positivi sicuramente li ha.
Le domande vanno oltre l'orario concordato, Pesto risponde con attenzione e onestà senza guardare l'orologio ma i genitori si erano annotati un orario per venire a recuperare gli allievi e bisogna dare uno stop.
I saluti e gli abbracci sono la chiusura di un pomeriggio che, per chi ha colto tutto quello che è stato detto, può rappresentare davvero tanto per una crescita individuale di breaking ma anche personale perchè, come sappiamo, gli insegnamenti e le lezioni che dona il breaking sono poi lezioni di vita.
Noi salutiamo Pesto con la promessa di rivederci alle prossime battle e siamo contenti, visto il risultato, dell'attesa vissuta per fare questa intervista.
Un ringraziamento speciale a Luca Bergantino e alla Jacko Dance per gli spazi messi a disposizione ma soprattutto sull'aspetto educativo e formativo dei suoi allievi.
Credit phot by marco.pre.fbc